- esclamò il notaio.
- Che c'è? - chiese il vecchio nel punto stesso che Cruchot gli poneva sott'occhio il giornale, con un: - Leggete! ...
Il signor Grandet, uno dei piú stimati negozianti di Parigi, s'è fatto ieri saltar le cervella, dopo la solita apparizione alla Borsa. Aveva mandato al Presidente della Camera dei Deputati le sue dimissioni e s'era anche dimesso da Giudice del Tribunale di Commercio. I fallimenti dei signori Roguin e Boucht, l'uno suo agente di cambio, e l'altro suo notaio, lo hanno rovinato. Però la stima e il credito di cui godeva il signor Grandet erano tali, che egli avrebbe potuto certamente trovar soccorsi sulla piazza di Parigi; è quindi deplorevole che abbia ceduto ad un primo impeto di disperazione... ecc.
- Lo sapevo - disse il vignarolo al notaio.
Queste due parole agghiacciarono Cruchot, il quale, malgrado l'impassibilità propria del suo ufficio, sentí un brivido per le vene, pensando che il Grandet di Parigi aveva forse invano implorato i milioni del Grandet di Saumur.
- E il figlio, cosí allegro, ieri...
- Non sa nulla ancora, - rispose l'ex bottaio con la stessa calma.
- Addio, signor Grandet - disse Cruchot, che aveva capito, e si recò a rassicurare il presidente de Bonfons.
Entrando, Grandet trovò già pronta la colazione. Sua moglie a cui Eugenia saltò al collo con viva effusione di cuore prodotta da un segreto affanno, era al solito posto sulla sedia e lavorava dei manichini per l'inverno.
- Potete mangiare, potete - disse Nannina scendendo gli scalini a quattro a quattro, - il ragazzo dorme come un cherubino.
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