È cosí bello con gli occhi chiusi! Sono entrata, e l'ho chiamato, ma chi vi risponde?... Nessuno.
- Lascialo dormire - disse Grandet - tanto oggi si desterà troppo presto per avere una cattiva notizia.
- Che è avvenuto? - disse Eugenia, lasciando cadere nella sua tazza di caffè i due pezzetti di zucchero, di pochi grammi, che il vecchio si divertiva a tagliare egli stesso nelle ore di ozio.
La signora Grandet, che non aveva osato di far la domanda, guardò il marito.
- Suo padre s'è fatto saltar le cervella.
- Mio zio?... - esclamò Eugenia.
- Oh, povero giovane! - gridò la signora Grandet.
- Sí, povero davvero - aggiunse Grandet - non ha piú un centesimo! ...
- Eppure dorme come se fosse il re della terra - disse la domestica con insolita dolcezza nella voce.
Eugenia cessò di mangiare, sentendosi il cuore stretto quasi da una morsa, come accade allorché nell'anima d'una donna dilaga a un tratto la compassione per la sventura di chi si ama, e scoppiò in lacrime.
- Tu non conoscevi lo zio, perché piangi? - chiese il padre con uno di quegli sguardi da tigre affamata, che certo doveva gettare ai suoi mucchi d'oro.
- Ma, signore - arrischiò la fantesca - e chi non avrebbe pietà di quel povero giovanotto che dorme come un tasso ed è ignaro della sua sorte?
- Io non parlo con te, Nannina; tieni a posto la lingua. -
Eugenia s'accorse allora che la donna innamorata deve sempre dissimulare i propri sentimenti, e non rispose.
- Fino al mio ritorno, non gli direte nulla, spero, signora Grandet - ordinò il vecchio.
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