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      - Vado a far pulire e livellare il fossato qui vicino sulla strada; tornerò a mezzogiorno e parlerò con mio nipote degli affari suoi. Quanto a te, signorina Eugenia, se è per quel bellimbusto che piangi, puoi farne a meno, figlia mia. Egli partirà per le Indie presto, presto, e non lo vedrai piú... -
      Preso il cappello e i guanti, li infilò con la solita calma ed uscí.
      - Ah, mamma, io soffoco! - gridò la giovanetta appena fu sola con sua madre; - non ho mai sofferto tanto! -
      La buona donna, vedendo la figlia impallidire, aprí la finestra perché respirasse aria fresca.
      - Sto meglio, - disse Eugenia poco dopo.
      Quella crisi nervosa in un'indole fino allora calma e fredda in apparenza, scosse la signora Grandet, che guardò la ragazza con quella intuizione di simpatia propria delle madri verso l'oggetto della loro tenerezza, e indovinò ogni cosa. D'altra parte poi, neanche la vita delle due celebri sorelle ungheresi, congiunte l'una all'altra da un capriccio di natura, era stata piú intima di quella di Eugenia e di sua madre, sempre insieme nella chiesa, sempre insieme in quell'ambiente.
      - Povera figlia mia! - esclamò la signora Grandet, stringendo al seno la testa di Eugenia.
      A quelle parole la giovane sollevò il capo, fissando la madre come per scrutarne i segreti pensieri, e chiese:
      - Perché mandarlo in India? S'è infelice, non vi pare che debba restar qui? Non è forse il nostro parente piú prossimo?
      - Sí, ragazza mia, ciò sarebbe naturalissimo; ma tuo padre ha le sue ragioni e noi dobbiamo rispettarle.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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