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Madre e figlia sedettero in silenzio ai loro soliti posti e ripresero il lavoro; ma, in uno slancio di riconoscenza per l'ammirabile intuito d'affetto che la mamma le aveva dimostrato, Eugenia le baciò la mano dicendo:
- Quanto sei buona, mamma mia! Trovi che sia giusto? - chiese Eugenia.
La signora Grandet sorrise lievemente e, dopo qualche minuto di silenzio, aggiunse sottovoce:
- L'ami già?... Sarebbe un guaio.
- Un guaio! ... - replicò Eugenia - e perché?... Egli ti piace... piace a Nannina... Per qual motivo non dovrebbe piacere anche a me?... Senti, mamma, apparecchiamo la tavola per la sua colazione. -
E gettò via il lavoro. La madre fece altrettanto, e mormorò: - Tu diventi pazza! -
Ma ella già scusava la pazzia della figlia.
Eugenia chiamò la domestica.
- Che volete ancora, signorina?
- Nannina, tu avrai certo preparato della crema per mezzogiorno?
- Ah, per mezzogiorno, sí - rispose la vecchia.
- Bene, fagli dunque un caffè molto carico, poiché ho sentito dire dal signor Grassins che il caffè si fa molto carico a Parigi. Mettine parecchio.
- Sí?... e dove prenderlo?
- Comprane.
- E se il padrone m'incontra?
- È nei suoi terreni.
- Corro subito... ma il signor Fessard, dandomi la candela, mi ha già chiesto se in casa nostra son giunti i Re Magi. Oramai tutta la città comincia a sapere di queste spese.
- Se tuo padre s'accorge di qualche cosa - osservò la signora Grandet - è capace di batterci.
- Ebbene, ci batta pure, riceveremo in ginocchio i suoi colpi. -
La signora Grandet non fece che levare gli occhi al cielo, mentre Nannina, messa la cuffia, usciva.
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