Eugenia preparò della biancheria pulita e andò a cercare qualche grappolo d'uva ch'ella aveva appeso nel granaio, camminando lieve lungo il corridoio per non svegliare il cugino, né poté restare dal fermarsi innanzi alla sua porta a udirne il respiro calmo e ritmico.
- La sventura veglia mentre dorme - pensò.
Prese le foglie piú verdi della vigna, accomodò l'uva in un certo modo civettuolo, come avrebbe fatto un vecchio cuoco, e la portò trionfalmente in tavola. Fece quindi man bassa in cucina sulle pere che il padre aveva contate e le dispose in piramide tra le foglie. Andava, veniva, correva, si affannava, avrebbe voluto rovistare la casa intera, ma il vecchio teneva tutte le chiavi. La domestica tornò in quel punto con due uova fresche, ed Eugenia vedendole ebbe una voglia matta di saltarle al collo.
- Il fittavolo della Landa le portava nel paniere; gliene ho chieste e me le ha date per compiacermi, il buon vecchio. -
Dopo un paio d'ore, lasciando venti volte il lavoro per correre a vedere se il caffè bollisse o per il rumore che faceva suo cugino levandosi, la fanciulla riuscí a preparare una colazione semplicissima, poco costosa, ma che derogava terribilmente dalle abitudini inveterate della casa. A mezzogiorno si mangiava in piedi un pezzo di pane, un po' di frutta o un po' di burro e si beveva un bicchiere di vino. Quando ella vide la tavola pronta accanto al fuoco ed uno dei seggioloni messo davanti la posata del cugino; quando vide i due piatti di frutta, il calice per le uova, la bottiglia di vino bianco, il pane e lo zucchero nella sottocoppa, allora solo ebbe una specie di brivido per tutte le membra pensando allo sguardo di suo padre, se egli fosse entrato in quel momento.
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Eugenia Landa
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