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      - Sedete - gli disse sua zia.
      Il damerino si lasciò cadere sul seggiolone come una donnina graziosa si butta sul divano, e le due donne gli sedettero accanto presso il fuoco.
      - E voi state sempre qui? - chiese Carlo, trovando di giorno la sala ancor piú brutta di quella che fosse con i lumi.
      - Sempre - rispose la fanciulla guardandolo - tranne all'epoca della vendemmia. Allora andiamo a dare una mano alla Nannina e ci si ferma tutti all'abbazia di Noyers.
      - E non andate mai a passeggio?
      - Qualche volta la domenica, dopo i vespri, se il tempo è bello - disse la signora Grandet - arriviamo fino al ponte o ci rechiamo a vedere falciare i foraggi.
      - Non v'è teatro qui?
      - Che?... Andare allo spettacolo! - esclamò la buona donna - vedere i commedianti! ... Ma non sapete ch'è peccato mortale?
      - Ecco, mio caro signorino - interruppe la domestica recando le uova - ecco il pulcino nel guscio.
      - Ah, delle uova fresche - disse Carlo che, come tutti coloro i quali sono avvezzi al lusso, aveva già dimenticato il perniciotto - delle uova fresche! Ma è una delizia, e se aveste un po' di burro, ragazza mia...
      - Il burro! ... allora, addio pasticcio!
      - Porta dunque del burro, Nannina - le gridò Eugenia.
      La fanciulla guardava il cugino tagliar con cura delle piccole fette di pane, e ci si divertiva allo stesso modo che la piú sensibile grisette di Parigi si diverte alla rappresentazione di un dramma in cui trionfa l'innocenza; poiché, a dir vero, il giovine, educato da una madre assai squisita e perfezionato da una donna mondana, aveva moti civettuoli, leggieri, affascinanti, simili a quelli di una innamorata.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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