Nelle circostanze solenni della vita, l'anima resta come legata ai luoghi ove piaceri e dolori ci colpiscono, e perciò Carlo esaminava attento gli arboscelli di quel giardinetto, le foglie vizze che cadevano, i guasti delle mura e le figure bizzarre degli alberi da frutta, in modo che quei dettagli s'imprimevano nel fondo fosco del suo avvenire, mescolandosi per sempre a quell'ora suprema in forza di una mnemonica tutta speciale delle passioni.
- Fa assai caldo oggi, e il tempo è bello - disse Grandet aspirando una boccata d'aria.
- Sí, zio; ma perché?..
- Bene, amico; ho tristi nuove da darti... Tuo padre sta male, molto male...
- E allora perché son qui? Nannina... subito... dei cavalli da posta! ... Ci sarà, spero, una carrozza nel paese... - aggiunse poi, volgendosi al vecchio che se ne stava immobile.
- Carrozze e cavalli non servono - rispose Grandet guardando Carlo che lo fissava muto, con gli occhi vitrei... - Sí, giovanotto mio, tu l'indovini... Egli è morto... ma... ma c'è qual cosa di piú grave ancora... s'è bruciato le cervella...
- Mio padre! ...
- Sí, e non è tutto, poiché i giornali ne parlano... come se ne avessero il diritto... Leggi. -
Grandet spiegò il foglio preso in prestito dal notaio e gli mise il fatale articolo sotto gli occhi, mentre il giovane, poco provato al dolore, scoppiava in lacrime, oppresso dalla piena degli affetti.
- Evvia... meno male! - pensò l'altro. - Poco fa il suo sguardo mi impensieriva; ma giacché piange è salvo. - Indi aggiunse, senza badare se il nipote avesse forza di ascoltarlo: - Del resto ciò è nulla, mio povero ragazzo, è nulla e... ti consolerai.
| |
Carlo Grandet Grandet Carlo
|