- Saliamo a confortarlo, mamma, presto... Se bussano scenderemo. -
La signora Grandet non seppe resistere al fascino della voce di sua figlia, divenuta sublime in quel momento perché schiettamente donna; e tutt'e due, col cuore palpitante, giunsero all'uscio aperto della stanza di Carlo, che, nelle lacrime, non vedeva né udiva, emettendo solo gemiti inarticolati.
- Quanto vuol bene a suo padre! - disse la fanciulla sottovoce.
Nell'accento di quelle parole fremeva indubbiamente la speranza di un cuore appassionato, ed anche la signora Grandet rivolse alla figliola un dolce sguardo materno, e le sussurrò nell'orecchio:
- Bada di non innamorartene.
- Amarlo! - riprese Eugenia. - Ah, se sapessi che m'ha detto il babbo! -
Carlo alzò la testa e scorse la zia e la cugina.
- Ho perduto il padre, il mio povero padre! Ah, s'egli mi avesse parlato della sua disgrazia ci saremmo adoperati tutti e due per mettervi riparo! ... Dio mio! il babbo! Ero tanto sicuro di rivederlo, che mi pare di averlo abbracciato con freddezza, partendo. -
I singhiozzi lo interruppero.
- Noi pregheremo sempre per lui - disse la signora Grandet; - rassegnatevi alla volontà del Signore.
- Cugino, - aggiunse Eugenia - abbiate coraggio, e, poiché la perdita è irreparabile, pensate a salvare il vostro onore...
Con l'istinto e la finezza della donna che ha spirito in ogni cosa, anche quando conforta, la fanciulla cercava di distrarlo dal dolore occupandolo di se stesso.
- Il mio onore!... - gridò il giovane buttandosi indietro i capelli con un movimento brusco; e sedé sul letto con le braccia incrociate.
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