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      Se piú alte fossero state le mire dell'ex-sindaco di Saumur e favorevoli circostanze lo avessero spinto nei gradi superiori della società fino a portarlo nei congressi che decidono le sorti delle nazioni, certo il genio particolare con cui regolava il suo interesse individuale sarebbe divenuto gloriosamente utile alla Francia. Ma avrebbe pur potuto accadere che fuori di Saumur egli si fosse trovato inetto, poiché non di rado succede agli spiriti come ad alcune specie di animali, che piú non prolificano quando son tolti dall'ambiente in cui nacquero...
      - Si... si... si... gnor pre... pre... sidente, voooi di... di... cevate che il fal... li... mento?... -
      La balbuzie, da un pezzo affettata con tanta naturalezza insieme con la sordità, di cui si lagnava nei giorni umidi e piovosi, divenne in questo caso un vero martirio pei due Cruchot, i quali nell'ascoltarlo facevano loro malgrado smorfie curiose, quasi avessero voluto aiutarlo a compiere le parole in cui s'inceppava ad ogni piè sospinto. Sarà forse bene dir qui la storia della balbuzie e della sordità di Grandet. Nessuno, in tutto l'Angiò, meglio dello scaltro vignarolo, comprendeva e pronunziava il dialetto angioino. Una volta, malgrado tutta la sua scaltrezza, era rimasto vittima d'un ebreo, che durante la discussione applicava la mano all'orecchio a guisa di cornetto acustico sotto il pretesto di non capire, e tentennava cosí bene alla ricerca delle parole, che Grandet, cedendo a un impeto di umanità, si credette in obbligo di suggerire a quel maligno israelita le idee e le espressioni ch'egli pareva che cercasse, di finirne i ragionamenti, di parlare come avrebbe dovuto quel dannato ebreo, di essere insomma l'ebreo e non Grandet.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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