Le derrate erano riscosse in cucina dalla domestica, la quale poi sollecitava gli ordini del padrone, per sapere ciò che si doveva mandare al mercato e ciò che si sarebbe dovuto tenere per la casa; giacché il bottaio, come la massima parte dei proprietarii campagnuoli, usava bere il vino cattivo e mangiare le frutta peggiori.
Egli tornò da Angers verso le cinque di sera, dopo aver guadagnato quattordicimila franchi sull'oro e chiuso nel portafogli dei buoni dello Stato fruttiferi fino al giorno in cui avrebbe dovuto pagare le rendite. Cornoiller era rimasto ad Angers per curarvi i cavalli mezzo rattrappiti e ricondurli a piccole tappe non appena fossero riposati.
- Vengo da Angers, moglie mia, ed ho fame - disse entrando.
La domestica gli gridò dalla cucina.
- Non avete mangiato nulla da ieri?
- Nulla - rispose il padrone.
Fu servita la zuppa, e des Grassins si presentò per le ultime istruzioni del suo cliente, mentre la famiglia era a tavola. Il vecchio non aveva nemmeno badato al nipote.
- State comodo, Grandet - disse il banchiere, - parleremo un po'. Sapete quanto vale l'oro ad Angers, dove se ne incetta per Nantes? Voglio spedirne.
- Risparmiatevi il fastidio, - rispose Grandet - ve n'è già abbastanza, e per la nostra buona amicizia vi consiglio di non perder tempo.
- Ma se vale tredici franchi e cinquanta!
- Dite meglio, valeva...
- E di dove diamine sarà venuto?
- Sono andato io stanotte ad Angers - gli sussurrò il vignarolo.
Il banchiere ebbe uno scatto di sorpresa; quindi fra il buon uomo e lui s'impegnò un discorso all'orecchio, durante il quale volgevano spesso lo sguardo verso Carlo, e quando l'ex bottaio finí col dare al banchiere l'incarico di comperargli centomila lire di rendita, des Grassins non poté trattenere un gesto di alta meraviglia.
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