Si occupò quindi solo dell'allineamento dei suoi prati e dei fossi di scolo lungo la via, delle piantagioni di pioppi presso la Loira e dei lavori d'inverno negli orti ed a Froidfond.
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Da quel momento cominciò per Eugenia la primavera dell'amore. Tutta l'anima di lei aveva seguito il regalo donato al cugino, e, trovandosi ambedue complici di un medesimo segreto, si volgevano spesso lunghi sguardi di reciproca intelligenza, che rendevano in loro piú forte ed intimo il sentimento scambievole, mettendoli insieme, per dir cosí, fuori della via normale. E non scusava forse il vincolo di parentela quella certa soavità della voce, quella timida tenerezza degli occhi? Cosí la giovanetta si compiaceva di addolcire le sofferenze di Carlo con le gioie infantili di un affetto nascente, per la gentile somiglianza appunto che corre fra l'inizio dell'amore e quello della vita. Non si culla il bimbo con le dolci canzoni e con gli atti carezzevoli, e non gli si narrano storielle meravigliose che alla sua mente mostrino aureo l'avvenire? Non spiega innanzi a lui la speranza le larghe ali radiose, e non versa egli a tratti lacrime di letizia, e di dolore? Non mette forse il broncio per ogni nonnulla, per un mucchietto di pietruzze con cui vorrebbe costruire un edificio mobile, o per un mazzolino di fiori dimenticato appena colto? E non ha anche la febbre di profittar del tempo, di correre innanzi nella vita? Ecco dunque che l'amore è in noi una seconda metamorfosi; ed in Eugenia e Carlo, amore e fanciullezza si confusero.
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