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      Fu il sorgere della passione con le piú imprescindibili necessità sue, che ancor piú grato riuscí loro per il senso di melanconia che li dominava; e quell'amore che si svolgeva in origine fra veli di lutto parve meglio armonizzare con la semplicità provinciale della vecchia casa in rovina.
      Lo scambio di poche parole con la cugina accanto al pozzo, nel cortile muto e tetro, o le lunghe soste insieme nel giardinetto fino al tramonto, seduti su un banco ricoperto di musco e affaccendati a dirsi mille inezie, o raccolti nella calma monastica gravante all'intorno, rivelavano al giovane la santità dell'amore, poiché la sua gran dama, la bella Annetta, gliene aveva fatto conoscere solo le tempeste. Alla fiamma birichina, vanitosa e brillante di Parigi sottentrava ora in lui l'affetto puro e schietto; le abitudini di quella casa non gli sembravano piú ridicole come una volta. Fin dall'alba egli scendeva a parlare per alcuni minuti con Eugenia prima che il padre venisse a consegnar le provviste per il giorno, fuggendo lesto in giardino al suono dei passi di Grandet giú per la scala, e nella colpa lieve di quel colloquio mattinale, ignoto alla mamma e tollerato da Nannina, che fingeva di non accorgersene, sentirono entrambi il profumo del piacere proibito. Poi nel pomeriggio, quando lo zio si recava in campagna, egli sedeva tra la signora Grandet e la figlia, aiutandole a dipanare il filo e provando nuove dolcezze nel vederle al lavoro e nell'ascoltare il loro chiacchiericcio. Quella vita semplice, quasi monastica, che gli rivelava anime cosí nobili e solitarie gli giunse al cuore; aveva creduto quei costumi impossibili in Francia, avendoli ammessi soltanto in Germania, o tutt'al piú, fiabescamente, nei romanzi di Augusto Lafontaine.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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