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      - La cugina e la zia hanno accettato benignamente un piccolo mio ricordo, ed ora prego voi di gradire questi due bottoni da polsini che a me non servono. Mettendoli, ripenserete a un povero giovane lontano che non dimenticherà certo quelli che ormai costituiscono tutta la sua famiglia.
      - Oh, ragazzo mio, ragazzo mio, non bisogna poi spogliarsi cosí... E tu, moglie, cos'hai? Eh, eh, un ditale d'oro! E tu, figliola? Guarda un po', dei fermagli di diamanti! Via, prendo io pure i bottoni, ragazzo - soggiunse stringendogli la mano - ma... mi permetterai di pagarti... sí... di pagarti il viaggio fino alle Indie. Sí, voglio pagarti la traversata, tanto piú che nella stima dei tuoi gioielli, vedi, ho calcolato soltanto il metallo, e forse vi sarà qualcosa da guadagnare per la manifattura. Dunque, è deciso: ti darò millecinquecento franchi... in lire, che torrò in prestito da Cruchot, perché oggi come oggi non posso disporre di un quattrino, a meno che non venga a pagarmi Perrottet che è in ritardo nell'affitto. A proposito, ci vado adesso. -
      Prese il cappello, si mise i guanti ed uscí.
      - Dunque partirete? - mormorò Eugenia con uno sguardo di tristezza mista ad ammirazione.
      - È necessario, - disse Carlo chinando il capo.
      Benché da qualche giorno i modi e le parole del giovane dimostrassero una profonda mestizia, pure sembrava ch'egli traesse forza dagli obblighi assunti e non cedeva piú alle espansioni del cordoglio. Il dimesso abito nero si adattava bene alla sua pallida e seria figura, e con le due donne, anch'esse in gramaglie, assisté poi nella chiesa parrocchiale ad un requiem per l'anima di Guglielmo Grandet.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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