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      Spesso piangeva passeggiando nel giardinetto, e tutto le pareva angusto, il cortile, la casa e la città; ella spaziava sulla distesa immensa del mare.
      Finalmente giunse la vigilia della partenza, La mattina, mentre Grandet e la domestica erano fuori, fu collocata solennemente la preziosa scatola con i due ritratti nel solo cassetto del forziere che potesse chiudersi a chiave, e dov'era la borsa vuota. Quando Eugenia si mise la chiave in seno, non ebbe il coraggio di proibire a Carlo di deporre un bacio su quella custodia.
      - Di qui non uscirà, amico mio.
      - Ebbene, amor mio, vi sarà sempre anche il mio cuore.
      - Ah, Carlo, non sta bene, - ella osservò con lieve accento di rimprovero.
      - Non siamo forse sposi! - disse lui. - Ho la tua parola e tu accetta la mia. -
      Entrambi ripeterono due volte:
      - Tuo per sempre! -
      E mai piú schietta promessa fu scambiata sulla terra, poiché il candore della vergine aveva santificato in quell'istante l'affetto di Carlo.
      Il giorno dopo, la colazione fu triste, e la stessa Nannina, che poteva senza riguardi esprimere i propri sentimenti, nonostante il regalo avuto della famosa veste da camera a fiorami d'oro e di una croce alla Jaennette, aveva gli occhi pieni di lacrime.
      - Oh il povero signorino, che se ne va sul mare! Dio lo guidi! -
      Alle dieci e mezzo la famiglia intera uscí di casa per accompagnare il giovane fino alla diligenza di Nantes, e la domestica, dopo aver sguinzagliato il cane e chiuso il portone, volle portare lei la valigia. Tutti i merciaiuoli della vecchia strada erano sull'uscio delle botteghe a veder passare il piccolo gruppo; in piazza si uní anche mastro Cruchot.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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