In tal modo, verso la metà del quinto anno, i creditori erano ancora tenuti in iscacco con la parola integralmente di quando in quando lanciata dal sublime bottaio, che se la rideva sotto i baffi, d'un sottile riso d'ironia, dicendo: "Quei Parigini!". Ma a ben altra sorte erano essi destinati ed affatto nuova negli annali del commercio.
Papà Grandet intanto vendette a centoquindici la sua rendita, e ritirò quasi due milioni e quattrocentomila franchi in oro, che andarono a raggiungere nei barilotti i seicentomila franchi di interessi composti avuti dalle cartelle.
Des Grassins aveva preso dimora a Parigi, prima perché eletto deputato, poi perché, sebbene padre di famiglia, era stanco della noiosa vita di Saumur, e volle cercare un diversivo con una graziosissima attrice, certa Fiorina. Inutile dire come tale condotta fosse giudicata altamente immorale nella città. Sua moglie, che fortunatamente era separata di beni e abbastanza intelligente, poté condurre col suo nome l'esercizio della Banca e riparare ai danni prodotti dalle pazze spese di lui; ma i crusciottiani seppero tanto approfittare della falsa posizione di quella donna quasi vedova, che ella maritò molto male la figliuola e fu costretta a deporre ogni idea del matrimonio di Eugenia con Adolfo. Questi si recò dal padre a Parigi e divenne, dicono, un pessimo soggetto. Cosí il trionfo rimase ai Cruchot.
- Vostro marito ha perduto il buon senso, - diceva Grandet, prestando con ipoteca una somma alla signora des Grassins. - Vi compiango davvero perché siete una brava donnetta.
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