- Pensavo, figliola mia, che, se m'avessi confidato il tuo segreto, saremmo state in tempo a scrivere a Parigi al signor des Grassins, ed egli ci avrebbe certo mandato delle monete simili alle tue. È vero che Grandet le conosce una per una, ma forse...
- E chi ci avrebbe dato il denaro?
- Si sarebbero potuti impegnare i miei gioielli, e poi des Grassins ci avrebbe...
- È inutile, non v'è piú tempo, - concluse Eugenia con voce cupa interrompendola. - Nelle prime ore di domani dobbiamo andare in camera sua ad augurargli il buon anno...
- Se ricorressimo ai Cruchot, figliola?
- No, no, sarebbe mettermi nelle loro mani... Del resto, io son risoluta. Ho fatto bene e non mi pento. Fido in Dio, e seguo la sua volontà! ... Ah, se fosse capitato a voi di leggere quella lettera, mamma, v'assicuro che non avreste pensato ad altri che a lui, v'assicuro! -
Il dí seguente, primo gennaio 1820, le due donne atterrite si appigliarono alla prima scusa che sembrò loro plausibile per non recarsi in camera di Grandet, e, poiché il freddo era intenso e la neve copriva i tetti, la signora disse al marito non appena lo udí muoversi nella propria stanza:
- Senti, Grandet, di' a Nannina che accenda qui un po' di fuoco... È cosí rigida la temperatura, ch'io gelo sotto le coperte. Alla mia età s'ha pur bisogno di qualche agio... Cosí anche Eugenia potrà venire da me a vestirsi, a scanso di un malanno; poi passeremo insieme nella sala ad augurarti il buon anno presso il caminetto.
- Ta, ta, ta, ta, che lingua! Lo cominci bene l'anno, signora Grandet!
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