Avendo per caso la chiave del portone, entrò inavvertito e, mentre saliva cauto come un vecchio lupo verso la stanza della moglie, le sue donne contemplavano i lineamenti di Carlo nel ritratto di sua madre.
- Proprio la fronte e la bocca sua! - diceva Eugenia nel momento in cui comparve il vignarolo; ma, allorché la signora Grandet lo vide e sorprese lo sguardo indefinibile ch'egli gettò sull'oro della scatola, gridò:
- Dio, abbi pietà di noi! -
L'avaro si scagliò sul prezioso oggetto come una tigre su un bimbo addormentato.
- Cos'è questo? - chiese portandolo in fretta vicino alla finestra. - Oro! ottimo oro! e in abbondanza! peserà almeno due libbre. Ah, ah, Carlo te lo ha dato in cambio delle tue belle monete? E perché non dirmelo?... È un buon affare, figlietta, e ti riconosco per sangue mio. -
Un tremito convulso aveva assalito la fanciulla.
- Appartiene a tuo cugino questo, vero?
- Sí, babbo, non è roba mia. Quel mobile è un sacro deposito.
- Ta, ta, ta, non ha preso il denaro?... bisogna compensarsene.
- Babbo!... -
Il vecchio posò la scatola su una sedia per andare in cerca di un coltello, ed Eugenia fece una mossa per riprenderla; l'altro fu pronto a respingerla con tal violenza, ch'ella cadde sul letto della madre.
- Signore! Signore! - gridò l'inferma alzandosi a metà.
Grandet con il coltello si accingeva a staccar le placche d'oro.
- Babbo, - supplicò la ragazza in ginocchio a mani giunte, - babbo, in nome dei santi e della Vergine, in nome di Cristo morto sulla Croce, per amore della vostra salvezza eterna, babbo, per amor mio, non lo toccate!
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