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      ... Quell'oggetto non è né vostro, né mio; esso è di un parente disgraziato che me lo diede in custodia, e io devo renderglielo intatto.
      - E s'è un deposito, perché lo contemplavi?... Vedere non è forse peggio che toccare?
      - Babbo, non lo toccate, o per me è il disonore; mi capite?
      - Grazia, signore, - aggiunse la madre.
      - Babbo! ... - ripeté ancora Eugenia con voce cosí forte che la domestica accorse spaventata; poi, visto a portata della sua mano un coltello, se ne impadroní.
      - Ebbene? - chiese Grandet con un sorriso incerto.
      - Ah, voi mi uccidete, signore, voi mi uccidete! - continuava la moglie.
      - Babbo, se una sola particella di quell'oro vien toccata, io mi colpisco senz'altro. Come avete ridotto mia madre quasi a morte, ammazzate anche vostra figlia... Avanti, ferita per ferita! -
      Il vecchio ristette irresoluto.
      - E ne saresti capace?
      - Sí, signore, - gli disse la moglie.
      - Lo farà, lo farà - gridò Nannina. - Siate almeno ragionevole una volta in vita vostra! -
      Egli guardava sempre incerto l'oro e la figliuola. In quel punto la signora Grandet cadde svenuta.
      - Vedete? Vedete? la padrona muore! ...
      - Prendi, figliuola, prendi; è inutile bisticciarsi per un cofanetto... Prendi! - gridò vivamente il bottaio gettando la scatola sul letto. - E tu corri, Nannina, corri dal signor Bergerin... Via, cara - aggiunse baciando la mano fredda della moglie - non è nulla, via! Abbiamo fatto pace: non è vero, figlietta? Non piú pan secco, mangerai quel che ti pare. Ah, apre gli occhi... Dunque, su mamma, mammina, mammetta, su! vedi?


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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