- Ci vorrà molto denaro? - chiese il vecchio; - occorreranno medicine?
- Poche medicine e molta cura - rispose il medico con un lieve sorriso.
- Insomma, signor Bergerin, vi credo un uomo d'onore e mi affido a voi... Venite quando vi sembrerà utile, e cercate di guarire la mia buona moglie. Senza che sembri, vedete, io le voglio un bene dell'anima... è che non sono espansivo... M'è entrata in casa la disgrazia con la morte di mio fratello; sto spendendo a Parigi somme considerevoli... un occhio, vi dico!... e non si accenna a finire. Arrivederci, signore, e, se può salvarsi questa povera donna, mettete in opera ogni mezzo, quand'anche si dovessero spendere cento o duecento franchi. -
Nonostante i vivi augurii di Grandet per la salute della moglie (di cui temeva come la propria morte l'apertura della successione) non ostante la sua compiacenza per i minimi desideri di lei, nonostante le cure prodigatele da Eugenia, l'inferma andò rapida verso la fine. Di giorno in giorno deperiva e si faceva fragile come le foglie secche in autunno, sottile, diafana. I suoi ultimi istanti furono degni della vita sublimemente cristiana che aveva vissuto. Le intime doti di quell'anima, la pazienza angelica e l'affetto immenso per la figliuola rifulsero specialmente nell'ottobre del 1822; ella si spense serena e tranquilla, senza un lamento. Agnello immacolato, volava diritto al cielo, e l'unico rimpianto che avesse era per la dolce compagna della sua fredda esistenza. Per lei sola gli sguardi estremi della genitrice parvero predire disgrazie; la morente tremava nel lasciar quella pecorella, bianca come lei, sola in mezzo al mondo egoista che voleva strapparle il suo vello, i suoi tesori.
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