- Figliuola mia - le disse prima di spirare, - conoscerai un giorno che soltanto nel Signore è la felicità. -
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La morte della madre avvinse maggiormente Eugenia a quella casa ov'era nata, dove tanto aveva sofferto, e dove la persona a lei piú cara aveva chiuso gli occhi. Guardando la finestra ed il seggiolone nella sala le sgorgavano copiose, irresistibili le lacrime. Le parve poi di non aver saputo conoscere fino allora l'indole del padre; adesso egli la circondava di minute cure, le dava il braccio per scendere a pranzo, la contemplava con occhio mite per ore intere, la covava quasi come fosse oro, e cosí cambiato appariva di fronte a Eugenia che Nannina e i crusciottiani pensarono a un indebolimento delle sue facoltà per gli anni avanzati. Ma al pranzo di lutto, cui assisteva mastro Cruchot, si scoperse il fine recondito di quella manovra.
- Mia cara figlia - cominciò il vecchio, non appena sparecchiata la tavola e chiusi gli usci - tu sei oggi erede della mamma, e bisognerà mettere in regola le cose nostre, vero, Cruchot?
- Certo.
- È indispensabile proprio parlarne oggi, babbo?
- Sí, sí, figlietta... Per me non saprei continuare in questa incertezza, e credo che non vorrai procurarmi dispiaceri.
- Oh, babbo! ...
- Allora è meglio regolar tutto stasera.
- Cosa volete che faccia?
- Ma, figlietta, non è affar mio... Qui il notaio ti spiegherà...
- Signorina, sarebbe desiderio di vostro padre di non dividere né vendere i beni e di non pagare tasse enormi per il contante che possedesse; a tale scopo bisognerebbe evitare l'inventario del patrimonio oggi divenuto comune tra voi.
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