- Ma siete certo, Cruchot, di tutto questo, per metterne a parte liberamente una ragazza?
- Lasciatemi dire, Grandet.
- Sí, sí, amico; credo che né voi né mia figlia abbiate intenzione di spogliarmi, non è vero, piccina?
- Che si deve fare, signor Cruchot? - chiese Eugenia un po' impazientita.
- Null'altro che firmare quest'atto, con cui rinunziereste alla successione di vostra madre, lasciando al babbo l'usufrutto dei beni indivisi mediante garanzia da parte sua della nuda proprietà.
- Non capisco nulla di quanto mi dite; fatemi vedere l'atto e indicatemi dove debbo firmare.
Papà Grandet rivolse piú volte lo sguardo alternativamente dalla carta alla giovanetta, con sí violenta emozione che la fronte gli s'imperlò di sudore.
- Figlietta, - soggiunse - se invece di sottoscrivere quel rogito, la cui registrazione costerà parecchio, tu facessi una rinunzia pura e semplice alla successione della cara morta, rimettendoti a me per l'avvenire? Ne sarei piú contento, e da me intanto avresti una bella rendita di cento franchi al mese per far celebrare quante messe vorrai in suffragio di chi credi... Eh, cento franchi, capisci... ogni mese!
- Come vi piace, babbo: sono pronta.
- Signorina, - intervenne il notaio - è mio dovere avvertirvi che in tal modo vi venite a spogliare...
- Oh, Dio mio, che importa?
- Taci, Cruchot, ormai è detto, - interruppe vivamente il vecchio prendendo la mano della figlia e picchiettandogliela lieve lieve. - Non ritirerai la parola, Eugenia?... Tu sei una ragazza onesta, eh?
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