Vendette cinesi e negri, nidi di rondini, fanciulle ed artisti; esercitò l'usura su vasta scala, e l'abitudine di frodare i diritti di dogana lo fece esser meno scrupoloso anche verso quelli dell'uomo. Si recava spesso a Saint-Thomas per acquistarvi a basso prezzo le merci rubate dai pirati e le scaricava sulle piazze in cui ve n'era bisogno, e, se la nobile e pura fisonomia di Eugenia gli fu compagna nel primo viaggio, simile alla immagine della Madonna che i marinai spagnuoli mettono sul ponte delle navi, tanto che egli attribuí alle preghiere ardenti di lei l'ottima riuscita dei suoi tentativi, piú tardi invece le negre e le mulatte, le bianche, le giavanesi e le almee, le orgie e le avventure di ogni specie cancellarono affatto il ricordo della cugina, di Saumur, della casa, del banco e del bacio rubato nel corridoio. Gli tornava solo in mente talvolta il giardinetto recinto di antiche mura, perché di là movevano i primi passi del suo fortunoso destino; ma nessun legame lo avvinceva alla famiglia; suo zio era un vecchio cane che gli aveva truffato i gioielli; Eugenia non occupava né il suo cuore né i suoi pensieri, ella occupava un posto nei suoi affari come creditrice d'una somma di seimila franchi. Questa condotta e quelle idee spiegano il silenzio di Carlo Grandet.
Nelle Indie, a Saint-Thomas, sulla costa africana, a Lisbona, negli Stati Uniti, lo speculatore si faceva chiamare Carlo Sepherd e sotto quel nome girava infaticabile, audace, avido, risoluto di arricchire quibuscumque viis, come colui che abbia fretta di finirla con l'infamia per vivere onestamente il resto de' suoi giorni.
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