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      Mediante poi le maniche larghe, i busti imbottiti, le vesti a rigonfi con belle guarnizioni e la rigida pressione della vita, era giunta ad ottenere un curioso prodotto femminile, che avrebbe dovuto esporre in un museo per istruzione delle madri.
      Carlo strinse subito grande intimità con la signora d'Aubrion che non chiedeva di meglio, e dicono i maligni che anche durante la traversata ella non lasciasse da parte alcun mezzo per accaparrarsi un genero cosí ricco; infatti a Bordeaux scesero tutti nello stesso albergo ed insieme partirono per Parigi. Il palazzo d'Aubrion gemeva sotto il peso di enormi ipoteche, da cui Grandet l'avrebbe liberato, e già l'astuta madre parlava della cessione che volentieri avrebbe fatto del pianterreno agli sposi. Aveva inoltre promesso al giovane di ottenere dal buon re Carlo X un decreto che lo autorizzasse ad assumere il nome e lo stemma della sua nuova famiglia ed a succedere, mediante costituzione di un maggiorasco di trentaseimila lire di rendita, nel titolo di feudatario di Buch e marchese d'Aubrion.
      - Mettendo insieme i nostri beni, facendo vita comune, con l'aiuto di qualche carica lucrosa, potremo riunire cento e piú mila franchi di rendita all'anno, - gli diceva, - e con tal somma, quando si ha un nome ed un casato e si è ricevuti a Corte (perché vi farò nominare gentiluomo di camera) si diviene quel che si vuole... E avrete da scegliere a vostro bell'agio fra le cariche di relatore al Consiglio di Stato, prefetto, segretario d'ambasciata o ambasciatore, poiché Carlo X vuol molto bene a d'Aubrion che conosce da fanciullo.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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