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      Inebbriato dall'ambizione, Carlo accarezzň in viaggio tutte quelle speranze presentategli da una mano abile e sotto forma di confidenze da cuore a cuore. Credendo che i debiti paterni li avesse nel frattempo regolati lo zio, si vedeva giŕ nel Faubourg San Germano, cui tutti allora aspiravano e dove, all'ombra del naso paonazzo della signorina Matilde, sarebbe apparso anche lui sotto le spoglie di conte d'Aubrion, come un giorno Dreux sotto quelle di Brézé. Lo abbagliava l'improvviso rigoglio della Restaurazione, in principio traballante, e il risveglio generale delle idee aristocratiche lo indusse senz'altro a mettere in pratica ogni mezzo per procurarsi l'alta posizione cui accennava la futura suocera. Sua cugina quindi non fu per lui che un punto nella vastitŕ di quel fulgido orizzonte.
     
      Rivide poi Annetta, la quale, tutta lieta ch'egli sposasse una donna brutta e noiosa, maggiormente lo incoraggiň nel suo proposito, e a Carlo allora parve di respirar meglio nella capitale e di esser destinato senza dubbio a sostenervi una parte importante. Saputo del suo ritorno, della ricchezza acquistata e del prossimo matrimonio, des Grassins si recň a visitarlo per dirgli del pagamento dei trecentomila franchi concordato con i creditori del padre; ma trovň il giovane in conferenza col gioielliere che gli mostrava i disegni per il regalo di nozze alla signorina d'Aubrion e quelli dell'argenteria ed altri oggetti per la nuova famiglia; il tutto d'un valore di oltre duecentomila franchi, senza contare gli splendidi diamanti che Grandet aveva portato dalle Indie.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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