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      Questi non riconobbe il banchiere e lo ricevette con l'impertinente sussiego di chi fa la gran vita ed ha ucciso quattro persone in duello; poi, dopo averlo ascoltato distrattamente, gli rispose freddo freddo:
      - Non ho nulla a che vedere con gli affari di mio padre, e vi sono obbligato della premura che vi siete presa, ma non desidero approfittarne. Non ho raccolto col sudore della fronte circa due milioni per offrirli ai creditori di cui mi parlate.
      - E se fra qualche giorno si dichiara il fallimento?
      - Fra qualche giorno, signore, mi chiamerò il conte d'Aubrion, e capirete che ciò poco mi importa... D'altra parte a chi dispone di centomila lire di rendita non si dirà mai da alcuno che suo padre è fallito. -
      E lo accompagnò garbatamente alla porta.
      Ai primi giorni di agosto di quell'anno, Eugenia sedeva sul piccolo banco di legno, dove era stato scambiato il primo giuramento di eterno affetto fra lei e il cugino, e dove nei giorni sereni faceva sempre colazione. Nel fresco e lieto mattino ella rievocava i mille ricordi del suo amore e le disgrazie che l'avevano seguito. La piena luce del sole cadeva sul muro tutto screpolato e quasi in rovina, che ella aveva ordinato di rispettare, sebbene il guardiano ripetesse di continuo alla moglie che un giorno o l'altro sarebbe rovinato. In quel momento il fattorino postale picchiò e consegnò una lettera a madama Cornoiller, che corse in giardino gridando:
      - Una lettera, signorina, una lettera! ... È quella che aspetta? -
      Le parole echeggiarono ad un tempo fra le anguste mura del cortile e nel cuore di Eugenia.


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Eugenia Grandet
di Onorato di Balzac
pagine 215

   





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