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- Vi lascio il campo libero, signora - disse il prete.
- Tornate presto però - soggiunse Eugenia; - ho piú che mai bisogno dei vostri conforti.
- Sí, povera ragazza - esclamò la des Grassins.
- Cosa intendete?... - chiesero insieme la signorina Grandet e il curato.
- Forse che non mi è noto il ritorno di vostro cugino e il suo matrimonio con la d'Aubrion?... Le donne non portano poi l'anima in tasca!...
Eugenia si fece rossa e stette muta un istante, ma aveva già risolto di dissimulare in avvenire le proprie emozioni sotto un'aria di grave impassibilità, come già usava suo padre. Con lieve tono d'ironia ella riprese:
- Credo di esser padrona del mio spirito, signora, e non vi capisco. Potete parlar benissimo innanzi al curato; è il mio confessore.
- Guardate cosa mi scrive des Grassins. -
Eugenia cominciò a leggere:
Cara moglie; Carlo Grandet, di ritorno dalle Indie si trova a Parigi da un mese...
- Da un mese! - esclamò la povera Eugenia, abbandonando la mano lungo il corpo indi continuò:
...Ho dovuto far anticamera due volte prima che questo futuro visconte d'Aubrion mi ricevesse, e, quantunque tutta Parigi parli del suo matrimonio e si siano già fatte le pubblicazioni...
- Dunque mi scriveva quando... - mormorò tra sé la giovane, senza completare la frase con un'acre parola di disprezzo, ma con accento tale che la lasciava intender chiaro.
...credo che questo matrimonio non si farà, poiché il marchese d'Aubrion non vorrà per genero il figlio di un fallito. Sono andato per dirgli quanto io e la felice memoria di Grandet abbiamo operato allo scopo di tenere tranquilli fino ad oggi i creditori, e quell'impertinente ha avuto la sfrontatezza di rispondere a me, che per cinque anni mi son dedicato giorno e notte al suo onore ed agli interessi suoi, che gli affari del padre non lo riguardano.
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