Sí, caro cugino, è proprio esatto il vostro giudizio sul mio spirito e la mia educazione, e certo non ho in me nulla che mi renda adatta al bel mondo. Non ne conosco gli usi né i calcoli freddi, e sarei incapace di darvi i godimenti che in esso cercate. Vi auguro di esser felice secondo le convenienze sociali, a cui dite di sacrificare il vostro primo amore, e per rendervi completa la felicità ho voluto offrirvi l'onore di vostro padre. Addio; ritenete sempre per un'amica fedele la vostra cuginaEUGENIA"
Alla vivace esclamazione, che quell'ambizioso non seppe trattenere nel prendere la quietanza, il presidente sorrise ed aggiunse:
- Ci scambieremo le partecipazioni di matrimonio.
- Ah, sposate Eugenia voi? Benissimo; ne son lieto, perché è una brava figliuola. Ma... dite un po'... ella è ricca dunque?
- Quattro giorni fa - riprese il presidente con sottile accento di beffa, - aveva quasi diciannove milioni; ma oggi gliene rimangono diciassette.
Il giovane lo fissò con aria stupita.
- Diciassette mil...!?
- Diciassette milioni, sissignore! Fra tutti e due mettiamo insieme settecentocinquantamila lire di rendita.
- Cugino - disse Carlo rinfrancandosi - potremo aiutarci a vicenda.
- Volentieri. Ecco anche una cassettina che ho l'incarico di consegnare proprio a voi. -
E su un tavolinetto posò la famosa scatola. In quel momento entrava la marchesa d'Aubrion senza badare a Cruchot.
- Non temete, amico mio, - diss'ella - e non badate affatto a ciò che vi dice quel povero signor d'Aubrion, cui la duchessa di Chalieu scalda la testa.
| |
Eugenia Carlo Aubrion Cruchot Aubrion Chalieu
|