Entrambi avrebbero pur voluto diventare, sui due piedi, pedagoghi e discepoli a un tempo: ma, ahi! per chi manchi d'esperienza, il primo passo è ben imbarazzante!
- Com'è pallida la luna, stasera.
- Oh, sì! Com'è pallida!
- E par che ci adocchi.
- Sì, certo, ci adocchia.
- Guarda! Adesso ride!
- Andiamo nell'ombra. Così, non potrà più beffarsi di noi.
Segue un breve silenzio. Di lontano, ostinato giunge il gracidare delle raganelle.
- I tuoi di casa dormono veramente?
- Sì, dormono. Ho origliato alle porte.
- E tuo fratello?
- Anche lui, credo. Com'era stizzoso, a cena!
- Perché?
- Perché, giocando, ha perso una somma forte, sulla parola. E domani dovrà pagarla.
- Riposerà, con quell'inquietudine?
- Era inutile origliare. Non russa.
- E se s'affaccia alla finestra?
- Ho paura!
- Vieni a sederti qui, dietro questo cespuglio, così rimarremo nascosti.
Silenzio. Le raganelle, di lontano, continuano a ingiuriare, rauche, il plenilunio.
- Come sono felice!
- Anch'io!
- Aspettavo con tanta ansia questo momento!
- Anch'io!
- Rimanere al tuo fianco, senza tema di sguardi importuni. Che gioia!
- Che gioia!
Altro silenzio, commentato irosamente dalle raganelle lontane.
- Perché non mi baci?
- Non oso.
- E, tuttavia, altre volte mi hai baciato!
- Sì, certo, nel giorno: dentro i portoni. Adesso, ti giuro che non potrei.
- Perché?
- Non so. Baciami tu, dunque.
- Ho paura.
- Anch'io.
- Ascolta. Sciogli il grembialetto e avvolgi, con esso, le nostre teste.
- Perché?
- Perché, dopo, avrò maggiore coraggio.
Nuovo silenzio. Le raganelle, di lontano, scoppiano in una furibonda protesta - non, tuttavia, per il plenilunio.
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