- Andiamo, cara. La carrozza è alla porta.
- Vuoi accompagnarmi, di grazia?
- Certo.
- Bada, però: fino alla soglia dell'albergo soltanto.
- Perché?
- Perché questa sera ho tutti i nervi in sussulto. Il direttore del mio circo s'è incapricciato di un leone del serraglio d'accanto: e, non possedendo il denaro per comprarlo, vuol mettere un balzello su noi artisti. Abbiam rifiutato, naturalmente, di sottoporci alla taglia tirannica. Ma è stata una scena tremenda!
- Lascia in pace i leoni, adesso, e consenti ch'io ti accompagni.
- Fino alla soglia.
- Dici?
- Dico che i nervi mi han data l'emicrania.
- Eviterò di baciarti la fronte.
- No, non insistere. Piuttosto, domani entra nel circo, durante le prove. Giuro che scoverò il mezzo di premiare la tua cortesia.
Macario, nell'accomiatarsi quella notte, appariva veramente simile a un cane, cui suon di randello avesse impedito l'approccio a un ghiotto ossobuco.
Ma il giorno dopo, nel circo, l'amazzone lo guidò fino a un luogo appartato e, senza sciupar tempo in convenevoli, si preparò ad ammaestrarlo. O collera dei cieli, perché stimolasti, in quel punto, il direttore del circo a irrompere nell'aula scolastica?
- Svergognati! Oltraggiare in così ignobil modo la mia reggia?
Non di reggia, tuttavia, si trattava; bensì di un padiglione.
- Fuggi pure, o messalina!, continuò l'uomo irato.
Poi, volgendosi verso il giovin egro, soggiunse:
- Mi renderà conto, ella, innanzi ai magistrati.
E Macario, vergine e martire, si adattò a far compra di un fiero leone onde compensare l'ammaestramento che non aveva ricevuto.
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Macario
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