- Credo di aver consumato il matrimonio, rispose costui alle impazienti domande. Ma nulla sapevo; e nulla so, neanche adesso. Furono giusti e secondo legge gli atti? E furon naturali i vasi? Dapprima ritenni, nel pudico buio della stanza, di aver meco una creatura da pochi giorni venuta al mondo e, perciò, bisognosa di sostentamento. Quindi, dopo un breve lasso di tempo, mi sentii come trasportato nell'empireo: ma le mie labbra, piene di gratitudine, null'altro rinvennero se non un'odorosa chioma e una nuca. Infine, tormentato da dubbi alzai la voce per chiedere: O donna, sei tu fedele ai testi? Ma, ahi!, quasi subito un dubbio ancor più grave si aggiunse, poiché mi parve che un oggetto, solitamente destinato a rimaner sotto il talamo, mutando posto fosse salito di sopra.
XII
Trascorsi alcuni giorni nelle beatitudini della luna di miele, sentì Macario il bisogno di aprire, con una passeggiata, una breve parentesi nel coniugal regime di vita onde poter, poi, maggiormente assaporare la propria felicità. Aveva, egli, compiuto un picciol tratto di strada, allorché si vide venire festosamente incontro Beniamino, giovine amico della consorte.
- Collega emerito, esclamò costui dopo i convenevoli d'uso, ringrazio il cielo della mia buona ventura, poiché fremevo dal desiderio di aver notizie del fortunato connubio. Ah, Clorinda! Quanti rimpianti hai lasciati dietro di te!
- Da molto tempo la conosceva?, domandò Macario.
- Soltanto da un mese. Ma era donna generosissima: e, fin dai primi momenti, volle donarmi un ricordo di sé. Bontà vasta come un oceano, per il quale occorran bravi nuotatori.
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Macario Beniamino Clorinda Macario
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