Macario aggrottò i sopraccigli, ma tacque.
- La cena, almeno, ti sembrerà squisita!, disse lietamente la donna.
- Ma con quale gusto potrei mangiare, se rivoli di formiche hanno invasa la mensa e minacciano di sfociare nei piatti?
- E come pretendi, o caro, ch'io m'occupi delle formiche, mentre sono segregata in cucina? E Macario non ribatté sillaba.
- Ora sarai contento, o caro, disse lieta la donna, poiché ti trovi fra i tuoi famigliari, sotto la mite lampada serotina.
- Sì, rispose Macario, sbadigliando. Ma com'è noiosa zia Sofonisba con le sue eterne querimonie per le fantesche introvabili! E com'è irritante la cugina Undimilla con le sue condoglianze per lo smagrimento e il pallor del mio viso!
- Che vuoi tu, dunque?, ribatté pronta Clorinda. Vuoi che, rovesciato il programma, io accudisca ai panini imburrati e alla cantina e alle formiche e riceva uomini soli e, di sera, chiuda l'uscio sul naso della pingue zia Sofonisba e di Undimilla vergine?
- Per amor del cielo!, supplicò disperato Macario. Berrei latte acido e mangerei, nel rifrescume, pietanze bruciate: e vedrei sogghignar diavoli maschi anziché streghe femmine, e mi farei strappare i capelli da zia Sofonisba e cavar gli occhi dalla cugina Undimilla! No! No! Basta con i programmi! E, da qui innanzi, ciascuno pensi a sé stesso, lasciando al cielo la cura di pensare poi a tutti.
XIV
Civiltà, frutto miracoloso di quella robusta pianta, che si chiama Progresso! Nel tuo nome non delitti si compiono, bensì opere buone e feconde.
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Macario Macario Sofonisba Undimilla Clorinda Sofonisba Undimilla Macario Sofonisba Undimilla Progresso
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