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      - Ne ho abbastanza delle tue scarrozzate, egli dichiara nel rincasare. Se veramente il cocchio e i saluti e i colloqui e le api ti premono, scegli, come accompagnatore, Mardocheo.
      Stretto amabilmente l'accordo, i due sposi vanno a teatro. Sono soli nel palco: sono felici. Ma per pochi momenti. L'uscio si schiude lieve; e un visitatore appare, festosamente accolto da Clorinda.
      - O Ettore, piccioncino mio, entra, entra pure!
      Scambio di convenevoli, scambio di paroline dolci, scambio di paroline dolci, scambio di occhiate ardenti. E Macario, relegato nel fondo del palco, dice il rosario.
      Poi, Ettore se ne va; e l'uscio si schiude di nuovo.
      - O Anselmo, coniglietto del mio orto, entra, entra liberamente!, esclama Clorinda.
      Il giuoco dei convenevoli e delle paroline ripiglia. E ripiglia, anche, il rosario.
      Poi, Anselmo se ne va; e l'uscio si schiude ancora.
      - O Belisario, tigre della foresta mia, entra, entra pure!, grida Clorinda con impeto.
      Convenevoli, paroline, sguardi. E rosario.
      Poi, il visitatore se ne va; e l'uscio si riapre subito.
      - O Giocondo, ippopotamo delle mie acque, entra, entra liberamente!, squittisce ilare Clorinda.
      Rosario.
      E, dopo Giocondo, venne Annibale "bertucetta del cuor di Clorinda"; e, dopo Annibale, venne Clodoveo "leone assetato del sangue di Clorinda"; e, dopo Clodoveo, venne Spiridione "micetto di Clorinda micetta"; e, dopo Spiridione, giunse, finalmente, l'ora di rincasare.
      - Ouf!, concluse Macario: se vuoi recarti a teatro, padronissima. Perņ scegli, come accompagnatore, Clemente.


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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