Conscio di queste sublimi verità, Macario inaugurò un registro-cassa, ove le entrate e le uscite stessero le une di fronte alle altre come un gigante starebbe faccia a faccia - per mo' di dire - con un nano. E dal registro escluse, inesorabilmente, ogni spesa superflua.
Martire volontario, egli, onde ubbidire al principio adottato, avea spesso interni travagli: e laboriose discussioni intavolava seco stesso, dalle quali l'umanità, se fosse stata chiamata ad udirle, avrebbe tratte luci abbaglianti. Fu, appunto, in seguito a un travaglio interno, che Macario scoprì la fondamentale differenza tra spesa necessaria e spesa superflua.
- Devo io comprare un lassativo?, domandò al disputatore, che ospitava dentro di sé.
- Certo!, rispose il disputatore.
- Ma i cibi, che ho trangugiati perché mi sostentasser la vita, non lasceranno, così, nessun frutto?
- Certo!, rispose il disputatore.
- Dunque, una spesa necessaria si risolverà in un inutile sperpero?
- Certo!, rispose il disputatore.
- E, dunque, la nuova spesa del lassativo dovrebbe distruggere gli effetti benefici di una spesa necessaria e aggravare il bilancio delle inutili spese?
- Certo!, rispose il disputatore.
- Eureka!, gridò allora Macario. Ormai, ho un mezzo sicuro per discernere il necessario dal superfluo, poiché so che è superflua ogni spesa, la quale renda inutili quelle necessarie.
Di conseguenza, egli rinunciò al lassativo. E si consolò della lunga malattia, sopraggiunta a inchiodarlo nel letto, segnando poi sul bilancio:
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