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      Intanto l'uomo spiegava:
      - Mi s'è avvicinato umilmente, chiedendo che gli pagassi da pranzo. Muoveva a pietà, con quei cenci addosso e quel viso smunto: e mi ha indotto a cavare il portafogli, per soccorrerlo. Chi poteva supporre?
      - Oh, ingenuo! non gli vedevi il ceffo?; domandò qualcuno di mezzo alla folla.
      - Sì, è vero! Ma che colpa ho io, se sono un bonomo?
      - E il portafogli dov'è?, incalzò un'altra voce.
      - Frugategli le tasche. Lo troverete. E così e così!
      Frugaron subito l'inebetito Macario, scovarono il portafogli e lo restituirono al bonomo; poi, mentre costui si sperdeva nel fittume della moltitudine, consegnarono il martire, pesto e sbrindellato, alle guardie.
      Uscito di prigione, Macario scrisse sull'effemeride:
      Senza aver commessa colpa, sono stato punito
      .
      E chi sa a quale doloroso soliloquio avrebbe aperti i cancelli della meditazione, se non fosse stato interrotto dall'apparire di zia Sofonisba.
      - Caro nipote, disse ella con voce soave, sappi che Clorinda tua, guarita per virtù della provvidenza da un grave morbo, si trova, oggi, in estremo bisogno. Conosco la tua parsimonia, e conosco la somma, donata a te dalla consorte nell'atto della separazione onde alleviar le tue pene di orbato sposo ed evitarti di sudar con la fronte. Sii, dunque, memore: e soccorri una donna che, se fu peccatrice, oggi vive fra le braccia della Provvidenza.
      - E fra le braccia della Provvidenza rimanga!, esclamò Macario. Come potrei rivolgerle parole di conforto, se la parola mi è mancata sin anche per difendere il mio portafogli?


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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