- Accogli con modestia il trionfo!, gemette Macario.
- E chi sei tu, irruppero i tre contendenti unendo in fascio le lor forze, chi sei tu per osare così sciocchi cicalamenti in presenza di persone autorevoli? Credi forse, di trovarti fra mezzo a pidocchiosi tuoi pari?
- Io credo di trovarmi davanti ad uomini, che s'inorgogliscono senza ragione, replicò pacato Macario. Altri banchieri e funzionarii e timonieri della pubblica opinione hanno vissuto prima di voi. E qual merito dimostrate, or dunque, imitando e seguendo l'esempio altrui?
- E tu, ribatterono i contendenti, qual merito hai, essendo così misero e sparuto ed imbelle, nel predicar la modestia?
Macario alzò gli occhi verso il cielo, poi disse:
- Merito di tanto maggiore, in quanto, al contrario di voi, non seguo le orme di alcuno, anzi servirò a tutti di esempio.
Ma, tornato a casa, scrisse con mano tremante sull'effemeride:
Ho peccato di orgoglio...
Poi aggiunse:
...e le mie ossa ne sono state punite
.
XXI
Porgeva, dunque, Macario le guance alle percosse: e la sua voce si distendeva come un arcobaleno, ad annunciare agli uomini che ogni tempesta si risolve in serenità. Focosa zampillava la voce contro i prepotenti e i violenti. E i pargoli maltrattati e le spose soggette al marital dispotismo e sin anche gli animali attendevan salvezza da essa.
- Perché fai sanguinare, con le frustate, la groppa di codesto inerme asinello?, chiedeva Macario interponendosi tra la furia di un paesano e la vittima.
- Perché colpisci coi pugni codesto tenero fanciulletto?, domandava a un padre brutale fermandogli il braccio.
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