Ma posso reputarlo veracemente sincero?
- Il tuo amico migliore commentò, in crocchio arguto, lo sviluppo del tuo naso e la rilassatezza dei tuoi costumi, e concluse: "Egli è elefante nella proboscide, ma, nel rimanente del corpo, suino".
- O Macario, il maggior gazzettiere della città scrisse un sagace articolo esaltando l'arte e i pregi del mio ultimo libro. Ma la sua stima è veracemente profonda?
- Il maggior gazzettiere della città disse, in un crocchio di savii, che il tuo libro contiene solo tre pagine interessanti e una sola parola piacevole a leggersi: le tre pagine bianche e la parola "fine".
- O Macario, la mia consorte arde di amore per me e di continuo manifesta, nei più svariati modi, questa sua sviscerata affezione. Ma poss'io veramente fidarmi?
- Vidi tua moglie a colloquio con un giovane, in una strada appartata; e, passando d'accanto, udii che diceva: "Mio marito, quando parla, raglia, gracida quando s'intenerisce e, nell'amore, è marmotta".
Sconvolti e lacrimanti uscivano i consultatori dalla casa di Macario. E in essa, quasi subito, irrompevano gli amici migliori e i gazzettieri e le consorti. Tuttavia il martire, senza preoccuparsi delle appariscenti tracce, lasciate sulle sue guance, né delle vaste radure, aperte nella sua chioma da mani vendicatrici, continuava imperterrito nella propria missione.
In un appartamento contiguo, abitavano una madre e una figlia. La madre, donna di media età, trotterellava per le strade, rincasando di tempo in tempo assieme a compiti e sempre variati uomini.
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