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      Macario, volgendo gli occhi d'attorno, monologava:
      - Pagana è, certo, questa costumanza. E tuttavia non si può negare ch'essa porga, senza scandalo, onesto sollazzo agli sguardi. Scandalo, infatti, non c'è: poiché una stoffa trinata cela il volto alle lascive curiosità. E non si può chiamar disonesto lo sfoggio di quelle parti del corpo, che servono come sostegno al rimanente e, differenziando l'uomo dai quadrupedi, lo aiutano ad elevarsi verso il cielo.
      Ma ecco che un braccio ignoto s'infila sotto il suo. E, subito, una voce pastosa, se ben in falsetto, gli mormora:
      - Nulla chiedo, se non amare. Vuoi tu che, fra gelose tenebre, fondiamo assieme i nostri incendii? Domani, prima dell'alba, tu mi lascerai: e nessun indizio, nessuna immagine ricorderà all'uno e all'altra il fuggevole incontro.
      Taceva, Macario, e meditava:
      - Ho io provato l'amore? In gioventù, solo ombre strinsi e pugni di mosche; poi, accasatomi, null'altro, se non baratri di nequizia, conobbi.
      Parve che la donna mascherata, stretta al suo braccio, comprendesse il pensiero del martire.
      - Forse sino ad oggi, ella disse infatti, tu non hai conosciuto l'amore. È colpo d'ala, che t'innalza; è vertigine, che ti travolge; è fuoco, che ti consuma. Domani, allontanandoti da me, ignota iniziatrice, potrai dire di non aver invano vissuto.
      Taceva Macario, pur seguendo docile la sua guida. E meditava:
      - Per disprezzare e fuggire il peccato, bisogna conoscerlo. Come mi arrogherò io, debol creatura, il diritto di vituperare ciò, che non mi si è mai appalesato?


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Il beato Macario
Romanzo mattacchione
di Pierangelo Baratono
pagine 59

   





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