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      ... L'albergatore vi almanaccava su tanto, che dimenticò di chiedere alla moglie perchè sgattaiolasse di nottetempo entro la camera dell'illustre cliente.
      Ma, alla lunga, i camerieri cominciarono a perder la pazienza e a pensare che, invece di dar seccature al prossimo di continuo, sarebbe stato meglio far due sgorbiacci, una volta tanto, sul famoso libretto. Nessuno osava rivolgersi al nostro uomo; ma i lamenti crescevano, divenivano sempre più molesti e inducevano persino l'albergatore a riflettere.
      Intanto Sua Eccellenza incognita aveva affittato un grande studio nella via principale della città, e comprata una gigantesca cassaforte, che fece incastrare accuratamente nel muro maestro.
      Appena udì un cenno delle lagnanze, egli prese l'albergatore a braccetto e lo condusse davanti alla cassaforte.
      - Lì dentro ci son milioni, - disse. - Credete ora che siano abbastanza sicuri i quattrini vostri e di quei bravi figliuoli? Perchè dovrei renderli invece di metterli a frutto con un buon interesse?
      L'albergatore non solo approvò con la testa, col dorso e, se avesse potuto, anche coi piedi, ma corse a prendere tutti i suoi onesti risparmi e li portò all'illustre cliente, scongiurandolo di volerli accettare. Quest'ultimo nicchiò un poco, perchè aveva già troppi affari e non poteva addossarsene altri e patatì e patatà; ma infine, data la vecchia amicizia, li prese.
     
     
     *

     
      Il nostro uomo, che per modestia o per quella tal gelosia aveva conservato il nome oscuro, messo sul registro dell'albergo, volle dare un'altra prova della sua umiltà cominciando a bazzicare certi luoghi, dove si radunavano i commercianti al minuto, la piccola borghesia e altre simili classi inferiori.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





Sua Eccellenza