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      Un giorno il nostro uomo uscė dallo studio, recando in mano una borsetta, e andō difilato a consegnare al portinaio del giudice un suo cartoncino da visita. Sulla busta egli aveva scritto il nome e cognome del magistrato e, in un angolo, l'indicazione s. p. g. m. di prammatica. Dentro, si leggeva: Per ringraziamenti e congedo.
     
      IL GATTO CON GLI STIVALI.
     
      C'era una volta un giovane, che possedeva per solo bene una voglia matta di far nulla, ma nulla, aiutatemi a dir nulla. Dal mattino alla sera egli, sdraiato all'ombra di un grosso faggio, almanaccava sul mezzo migliore di diventar ricco senza muovere un dito; e dalla sera al mattino dormiva per riparare le forze e prepararsi a nuove meditazioni. Pensa e ripensa, infine comprese che, rimanendo lė, non avrebbe potuto acciuffare la fortuna, neanche a campar cent'anni, e si mise in cerca di nuovi faggi e di pių propizie contrade.
      Un pomeriggio, mentre stava coricato dietro una siepe, il giovane vide passare una carrozza, nella quale si trovava un grosso proprietario di terre; e subito pensō: Ecco una carrozza che andrebbe a fagiuolo per me.
      La sera medesima, dopo il calar del sole, egli entrō in un podere e, chiesto il permesso a un bel cane di terracotta, senza aggiunger nč ahi nč bai s'impadronė di due conigli, i pių bianchi e i pių grassi della conigliera. Nel dė seguente, ch'era giorno di mercato, il nostro giovane, cacciatesi le bestiole sotto la giacca, entrō con volto lieto nel vicino paese e, fattasi strada tra la folla con schiocchi di lingua che sembravan tanti colpi di frusta, non tardō a scorgere di lontano l'intendente di quel tal proprietario: nč pių lo perse di vista.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119