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      - Quell'uomo, - gli disse il giovane fermandosi; - fra poco passeranno di qui un signore e una ragazza un po' gobba. Tu chiederai la carità. Il signore ti domanderà, a sua volta, perchè non lavori invece d'ingombrare le strade; ma non ti darà neanche un soldo. E tu, pronto, mettiti a gridare che il proprietario di tutte le terre, visibili di qui ad occhio nudo, è l'unica persona a cui un poveretto possa avvicinarsi senza temere strapazzate, poichè è tanto ricca quanto generosa. Il signore, allora, ti chiederà del suo nome. E tu rispondigli che il nome non lo rammenti, ma che è un giovane così e così, vestito così e così: punto per punto il mio ritratto. Sta certo che, subito, la ragazza ti metterà fra le mani la sua borsa. Ma bada bene di parlare secondo la mia imbeccata; perchè, altrimenti, chiamo la guardia campestre e ti faccio cacciare in prigione.
      E riprese la via, lasciando l'altro a tremare come una foglia.
      Nel peristilio della villa c'era già il sensale: e camminava su e giù salterellando e stropicciandosi con forza le mani.
      Il giovane, quando lo vide, divenne pallido e restò senza fiato.
      - Per carità, - esclamò appena potè riavere la voce; - cosa le salta in mente di mettersi in vista a quel modo?
      E, poichè l'omino sgranava tanto d'occhi, soggiunse:
      - Ha ragione. Son proprio io la bestia, che non l'ho avvisato a tempo debito. Ma se lo scorge il banchiere, e sarà qui a momenti, addio trattative! Immagini che il poveretto soffre d'epilessia e non può entrare in una casa, nuova per lui, senza cadere in convulsioni.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119