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      - Forse, trovandoci in due, otterremo migliore accoglienza.
      Si avviarono, l'uno meditando e l'altro soffiando al pari di un mantice; ma, poco dopo, scorsero un individuo che urlava e si strappava a ciocche i capelli.
      - Cos'hai?, - gli chiese il poeta.
      - Per tutti i diavoli, - gridò quello in risposta, - la gente di qui non ha proprio il bernoccolo della pittura. I miei quadri provocan nientemeno che l'ilarità. Non son molti giorni, una pancia è scoppiata in un eccesso di risa, e ha proiettato le budella da ogni parte, quasi fossero frammenti di bomba.
      - Vieni con noi, amico; - gli suggerì il poeta. - Forse, trovandoci in tre, otterremo migliore accoglienza.
      Di buon accordo s'avviarono; ma, sull'ora del vespro, sostarono per osservare un uomo che camminava piegandosi in due e allungando il collo verso il suolo a simiglianza d'una cicogna in caccia di vermi.
      - Cos'hai?, - gli chiese il poeta.
      - Cerco un grano di giudizio per regalarlo ai miei concittadini, - mugolò quello raddrizzandosi. - Non ce n'è uno, uno solo, fra essi, il quale sia disposto ad ascoltare le mie teorie filosofiche. E guai a me, se non scappavo; perchè avevan già preparata la camicia di forza.
      - Vieni con noi, fratello; - lo esortò il poeta. - Forse, trovandoci in tanti, otterremo migliore accoglienza.
      Pernottarono tutti e quattro in un'osteria. Ma, prima di coricarsi, il poeta chiamò intorno a sè i compagni, già spogliati fino alla camicia, e, al fioco lume d'una asmatica candeluccia, parlò in questi termini:
      - Poichè un'eguale fatalità ci ha raccolti qui insieme, procuriamo di trarne partito e di studiare i mezzi per una rivincita contro un'umanità sorda e cieca.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119