La notizia mise a soqquadro il campo letterario ed artistico. Gli autori, che seguivano altre vie e già si sapevan designati dal pubblico col nomignolo di dissidenti, si riunirono una volta tanto per una comune difesa, e, sciorinati lunghi discorsi e scambiatisi una sufficiente dose di ingiurie, finirono col non concludere nulla. Solo un vecchio novelliere ottenne, con un suo ordine del giorno, che si scegliesse nel seno dell'assemblea il più scaltro e prudente, per affidargli il còmpito di varcare le nemiche trincee e di scandagliare il terreno sotto finta veste di uomo desideroso d'abbonarsi alla nuova rivista.
Mezz'ora appena era trascorsa dalla partenza dell'individuo prescelto per la delicata missione, allorchè questi rientrò, pallido e ansante, nella sala dell'adunanza.
- Compagni, - egli disse con voce rotta dall'affanno, - ogni difesa è inutile, ogni speranza è persa. Siamo fritti!
- Narra! Narra!, - gridarono cento voci.
- Udite e inorridite. Nella prima stanza della redazione stava il filosofo; e mi accolse con queste parole: "Ah, vuoi abbonarti? Non sai che, s'io picchiassi con le nocche delle dita sulla tua testa, la sentirei risuonare al pari di una zucca vuota? Provo una voglia matta di calarti le brache e di sculacciarti come un bambino lattante, chè altro non mi sembri. Ma va, va; passa pure, per questa volta, nel secondo letamaio". Compresi di dover entrare nella stanza seguente, e ubbidii frettoloso. Ivi era il musico, il quale mi disse: "Ah, vuoi abbonarti? Osi offrirmi dei quattrini, rubati in un angolo di strada a un nottambulo ubriaco o guadagnati tenendo ferma la tua sorellina ancora impubere, mentre un vecchio epulone le stava dritto fra le gambe?
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