Non so chi mi tenga dal punirti della tua spudoratezza facendoti morire a furia di solletico ai piedi. Ma mi contenterò, per oggi, di sputarti in un occhio". Eseguì quanto aveva deliberato, poi concluse: "Va, va, sprofóndati nel terzo trombone". Penetrai nella stanza seguente. Era occupata dal pittore, che mi ricevette mugghiando: "Schifoso vermiciattolo, putrida carogna, luridume di latrina da ospedale di colerosi, immondezzaio popolato di mosche, sucido mezzano da trivio, sifilitico gocciolante marcio da mille piaghe, fetido aborto d'una meretrice, come osi chiedere d'abbonarti?". Mi diede un pugno nello stomaco, poi con un calcio mi scaraventò ruzzoloni nella stanza seguente. Allorchè mi fui raddrizzato, scorsi innanzi a me il poeta e gli espressi umilmente il mio desiderio. Senza perdere tempo in discorsi, egli con le mani mi circondò il collo e si mise a torcerlo, a torcerlo, finchè non ebbe visto un palmo di lingua uscir fuori dalla mia bocca. Allora, ritrasse le dita, mi consegnò la scheda d'abbonamento, intascò i denari e, sempre in silenzio, mi accennò la porta. Oh compagni amatissimi, se quella gente tratta in tal modo gli abbonati, cosa farà con gli avversari?
L'assemblea, con commovente accordo, deliberò di sospendere ogni decisione.
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Il filosofo continuò a esaminare i rifiuti della natura viva e morta, il musico si dedicò sempre più alla composizione di opere prive d'accordi ma ricche di suoni, il pittore s'occupò a risolvere praticamente il problema opposto alla quadratura del circolo.
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