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      Ma il poeta, abbandonata la rassegna e gli antichi colleghi, si pose a comporre, in buona lingua, la Storia di un "arrivato".
     
      CAPPUCCETTO ROSSO.
     
      C'era una volta una fanciulla scontrosa, ma scontrosa, aiutatemi a dire scontrosa. Aveva compiuto da poco i tredici anni, ma sembrava giā una donnina. Chi sa quanti giovanotti le sarebbero corsi dietro senza la sua musonaggine e le continue spallucciate.
      Le altre ragazze del paese venivano di sovente a trovarla e le raccontavano, per farle rabbia, le loro avventure.
      - Sai?, - diceva una, - il tale mi ha regalata una rosa rossa, grande come un girasole.
      - Ed a me, - soggiungeva una seconda, - il figlio del mugnaio ha chiesto un appuntamento nel bosco. Ma, gnaffe, č restato tutta la notte ad aspettarmi e ad abbaiare alla luna.
      - Io, poi, - incalzava una terza, - se volessi diventare una signora con tanto di cappello e di strascico, non avrei che da alzare un dito. C'č uno scioccone della cittā, tutto in inci e squinci; e viene apposta sin qui per vedermi, e mi fa sempre la ruota d'attorno. Ma io non gli bado neppure. Un giorno m'ha perfino baciata, a tradimento. E gli ho risposto subito con un bel garofano a cinque foglie.
      La scontrosa allungava il muso, scuoteva la testa, brontolava:
      - Non so che divertimento proviate, voialtre, ad ascoltare le sciocchezze degli uomini. Per me, ne sarei stufa dopo un minuto.
      Sputava in terra: poi, se le amiche insistevano con quei discorsi, chiudeva loro l'uscio sul naso. E quelle a ridere, a ridere da tenersi la pancia.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





Storia