Venga pure, il signor Lupo! Ho qui un coltello da cucina, ch'è stato affilato proprio di questi giorni. Vedrete come ve lo concio io per le feste!
Era alta una spanna, ma di coraggio ne possedeva da vendere. E continuava a recarsi nel bosco come se non fossero mai esistiti dei lupi.
La comare, ch'era piuttosto sorda e mezza cieca e non vedeva mai anima viva, eccettuata la figlioccia, raccomandava sempre:
- Bada di non bagnarti i piedini con la neve. Passa sempre sul sentiero.
- Sì, comare, - rispondeva la scontrosa.
Ma il sentiero era lì che covava. Neve, neve dappertutto, invece. E la scontrosa si divertiva un mondo ad affondar, camminando, fino ai polpacci.
Un mattino, mentre salterellava sul morbido tappeto, facendolo scricchiolare sotto i piedi, vide venirle incontro un uomo, che sfoggiava una nera barbaccia e due occhi di fuoco.
- Dove vai, piccina, - chiese costui, fermandosi e sprigionando lampi dalle pupille.
- A visitar la comare, - rispose la scontrosa senza abbassar le ciglia.
- La tua comare non è una vecchietta, che abita in mezzo al bosco?
- Proprio lei. La conosci?
- Non ancora, - rispose l'uomo. E rise, mettendo in mostra due file di denti candidi e aguzzi. Poi soggiunse:
- Che porti in codesto fagottino?
- Dolci e focaccia. Ma perchè mi chiedi?
- Così, per discorrere. La tua comare ti aspetterà a gloria, immagino.
- Puoi giurarlo. È un poco sorda, ma la mia voce la sente.
- Come la chiami?
- Dico: Comare, son io, la tua figlioccia, che ti porta i pasticcini con la panna montata.
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Lupo Comare Lupo
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