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      Strapparono da ogni libro le pagine più interessanti, ma meno importanti dal punto di vista didattico: per esempio, il periodo dei Borgia nella storia d'Italia, il capitolo delle figure sintattiche nella grammatica, gli episodi della fata turchina in Pinocchio. Tanto per intenderci, Pinocchio fu, appunto, l'unico libro concesso alla curiosità del garzone: ma gli si raccomandò di non leggere più di tre pagine al giorno per evitare riscaldi di fantasia e altri malanni del genere.
      Picchia e ripicchia, lo scolaro divenne degno dei maestri. Gli chiedevano:
      - Qual è il primo dovere di un ragazzo?
      E lui serio serio rispondeva:
      - Amare e rispettare i propri genitori.
      Gli chiedevano
      - Qual è il più bell'esempio della Storia romana?
      E lui serio serio rispondeva:
      - Le oche del Campidoglio.
      Gli chiedevano:
      - Qual è l'uomo moderno, che tutti dovremmo imitare?
      E lui serio serio rispondeva:
      - Beniamino Franklin.
      S'era un po' curvato nelle spalle, guardava la campagna solo dalla finestra, correva via se gli parlavano di letteratura. Ma, in compenso, abbandonate le antiche fisime e velleità di ribellione, aveva accolti entro di sè i più sani principii didattici.
     
     
     *

     
      Il garzone divenne un giovanotto. Voltato il dorso alle scuole, si sentì come rimpastato di nuova carne e vivificato da un'anima nuova: una muda vera e propria. Nè se lo sognava neanche di ammogliarsi. Diceva:
      - Sarei un gran matto se, lasciato appena un morso, me ne ripiantassi un secondo fra i denti. È così bello annusare tutta la primavera che si sprigiona dai volti delle mie coetanee!


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119

   





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