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      Era divenuto grave in volto, non pensava più alle tarantelle sull'erba, si turava le orecchie se gli parlavano di passioni amorose. Ma, in compenso, buttato in un angolo il sacco di idee strambe e di stimoli prepotenti, aveva accettato i più sani principii morali.
     
     
     *

     
      Il giovane divenne uomo fatto. Sino a quel momento aveva vissuto col ricavo di alcune terre. Ma le bocche da sfamare aumentavano; e bisognava correre ai ripari. Invano egli diceva:
      - Si sta così quieti nella nostra casetta. E ci vuol così poco, da queste parti, per tirar su la famiglia. E poi, è così bello fumare la pipa, accanto alla finestra, udendo il cinguettìo dei passerotti tra le fronde e dei bimbi tra le seggiole rovesciate!
      - Vuoi che i tuoi figli si trovino nella miseria?, - lo rimbrottavano moglie e parenti.
      Batti oggi, batti domani, si decise a trapiantare le tende e ad accettare un impiego in città. Ma, con la nuova occupazione, egli sentì risorgere nel proprio animo memorie fanciullesche, sentimenti dapprima vaghi ed incerti, poi sempre più netti e imperiosi. Aveva fatto i conti senza l'oste, l'amico! E non tardò molto ad accorgersene. Era stato collocato, mercè vive raccomandazioni di persona autorevole, in un posto di fiducia, di quelli che a un novellino, veramente, non si potrebbero dare. Altro che fiducia! I superiori battevano sempre sul chiodo dell'ordine, del rispetto al proprio grado ed alla gerarchia. Lui, invece, sparpagliava carte in ogni angolo della sua stanza, invitava a bere gli uscieri ed entrava con la pipa in bocca nel santuario del caposezione.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119