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      Cammina, cammina, finalmente vede una finestruccia bassa illuminata. Picchia ai vetri. Quella si apre; e una voce stridula grida:
      - Sei qui, ubriacone?
      Il giovane alza il volto. Ma la medesima voce esclama:
      - Misericordia!
      E la finestra si chiude con fracasso.
      Il giovane attende qualche minuto; poi, urta di nuovo con le nocche contro i vetri. Niente. Urta più forte, minaccia di romperli. Ed ecco aprirsi l'uscio e una donnina tutta pelle e ossa apparir sulla soglia, tenendo una lucerna e facendole schermo con una mano per meglio spiar nella strada.
      - Sono un forestiero in cerca di ricovero per una notte, - disse il giovane avvicinandosi.
      La donnetta, invece di rispondere, singhiozzava:
      - Disgraziato! Disgraziato!
      - Oh, insomma, - brontolò infine il giovane, - si può sapere....
      Ma l'altra gli troncò la frase sulle labbra.
      - Zitto. Entrate, - susurrò.
      E si tirò indietro per dargli il passo.
      Quando furono in casa, - Povero figliuolo, disse la donna deponendo la lucerna sopra una rozza tavola; l'avete scampata bella! Guai a voi se mio marito, invece di andare con gli amici, fosse rimasto in casa. E non avete trovato nessuno per via?
      - Neanche l'ombra di un cristiano, - borbottò il giovane.
      - Siete nato con la camicia, ve lo assicuro io!
      - Bada lì, che pericoli!, - proruppe il giovane stizzito.
      E voleva aggiungere altro. Ma la donnetta lo racchetò con un gesto.
      - Non sapete, - chiese, - che gli uomini di queste parti sono alti tre palmi più di voi e hanno i pugni grossi come la vostra testa?
      - Non vorran mica ammazzarmi?, - obiettò il giovane.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119