- Ma cosa posso promettere ai compagni in compenso della loro obbedienza?
- La conquista di dieci altre città, che si trovano a poca distanza da questa e sono popolate da creature deboli e ben vestite al pari di me.
- Hai ragione, comparuccio. Ma come farò ad esporre tutta codesta roba, se non ho mai saputo combinare insieme due frasi?
- Parlerò io in tuo nome. Non crucciarti per così poco.
Nel pomeriggio del medesimo giorno, il furbo, salito sopra il piedestallo della statua di Ercole, nella piazza principale della città, dominava con lo sguardo una moltitudine di omoni, accorsi al richiamo. Egli cominciò a spiegare come l'universo intiero sia retto dalla legge del più forte. I pianeti sono umili schiavi del sole: dunque, anche gli uomini devono piegarsi davanti a chi sappia imporsi. Qual'è la maggior virtù degli uomini? La forza muscolare.
Un mugghio d'entusiasmo ruppe la calma dell'atmosfera e indusse una ventina di gatti, che assistevano dai davanzali delle finestre all'imponente comizio, a darsi a una fuga precipitosa.
- Compagni, - proseguì il giovane, - voi siete le creature perfette, poichè possedete questa forza. Pensate, però, che essa nulla vale se non sia accoppiata a una coraggiosa violenza. E pensate, inoltre, che la violenza sperperata in mille direzioni, senza mèta nè guida, conduce alla rovina. Milioni di sudditi attendono, in un raggio di venti leghe, che voi, con la vostra terribile presenza, imponiate il dominio d'una razza gagliarda sopra una razza infrollita. Ma ricordatevi che invano tentereste di vincer l'astuzia diabolica di quei popoli, se non vi conducesse al trionfo una mente direttrice, una gagliardìa a tutta prova, un uomo, infine, qual è appunto il mio amico, il colosso.
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Ercole
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