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      Un giorno, capitò in casa della nostra sentimentale un funzionario governativo timido come un capriuolo, dolce al pari di un micino neonato e onesto come un cane che si rispetti. Il dabben uomo era scapolo, un po' curvo e molto desideroso di tranquillità: e provava da un pezzo sempre più insistente il bisogno di confidare, una buona volta, in un qualche casto e pudico orecchio, i teneri sentimenti che gli riempivano il cuore, ma non erano mai riusciti a giungere fino alle labbra. Proprio in quel giorno, i genitori della ragazza dovevano dedicare le loro forze unite a un'impresa tremenda: la scelta di una nuova domestica, che con la fisionomia desse affidamento di non rubar sulla spesa e di non trasformare la cucina in un ricovero per soldati famelici; perciò lasciarono in un salottino la figliuola con l'incombenza di rallegrare l'animo esacerbato del funzionario governativo. Non so che cosa diavolo accadde lì dentro: ma è certo e provato che, dopo un'ora, l'egregio uomo varcò la soglia mostrando due guance rosse come il fuoco e borbottando con voce, resa tremante dal rimorso:
      - Ah, satiro, satiro che non sei altro! Ma ho una coscienza, e riparerò.
      Riparò così bene che, trascorsi appena sette mesi, vide comparire alla luce il frutto del suo legittimo connubio con la nostra sentimentale.
     
     
     *

     
      Un'apoplessia fulminante, provocata forse dall'abuso di felicità, tolse alle gioie terrene il funzionario governativo. E con la vedovanza ricominciarono i sospiri e le letture della nostra sentimentale.


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Commenti al libro delle fate
di Pierangelo Baratono
Fratelli Treves Milano
1920 pagine 119